Il coraggio del possibile - Capitolo 2

Così come l’amore. Quello che ti fa pensare che hai a che fare con l’amore. Che un giorno ti tira in mezzo e non riesci a levartelo di torno. Come il venditore di rose insistente che ti insegue per la strada con in mano i suoi cazzo di fiori.
Quella sera lui non voleva nemmeno uscire. Era abituato a non uscire. Stava in casa al pc. C’era un mondo la dentro ed era in grado di accedervi e dominarlo. In quel secolo i programmatori non erano solo nerd, ma anche ricchi e famosi. Così se ne stava li a creare algoritmi e studiare linguaggi macchina ma poi è suonato il telefono.
Devi venire. C’è una serata pazzesca. Se non vieni muori. Stronzo. Clic.
C’era tanta gente. C’erano i Verdena dal vivo e a lui i Verdena piacevano parecchio. Se avesse fatto il musicista avrebbe voluto essere lui i Verdena. Invece si era limitato a tatuarsi una chiave di violino sul polso. Suonare è una cosa che chi non sa fare dovrebbe rimpiangere. Curioso come ci sia chi invece se ne freghi e vive lo stesso. Con la musica distante. Lei era bellissima. Lei era di una bellezza di quelle che anche se è sudicia le leccheresti le ferite aperte e putrefatte. Lei era di quelle bellezze che aprono un vortice di sventura sotto ai tuoi piedi. Di quelle donne che, comunque andrà, non potrai mai tornare indietro. E nel giro di pochi attimi a lui si sfracellò il cuore addosso ai suoi occhi. Era già morto. Era già bello che sepolto con sulla tomba dei fiori vecchi. Ormai viene solo una vecchia zia a portargli tre margherite. Tutti passano da quella tomba perché è uno che è esploso d’amore.
Lui è Leonardo, lei è Giulia.
Il suo amico la conosceva. Non era di Milano. Salita da poco per un corso. Prima stava a firenze.
Dicono che a Firenze le fighe non se la menano. A milano non puoi nemmeno guardarle che reagiscono come a un tentato stupro. Mentre a firenze puoi parlarci. Ti avvicini, dici ciao, e queste rispondono.
A firenze dicono che a Milano le donne hanno la figa di legno.
Lei veniva da lì ed il mare del mondo era nero pece come la notte e le vacche.
Mi piace scrivere cose.
Mi piacerebbe leggerle.

tratto da:
Il coraggio del possibile
un racconto di Luca Beolchi